20 giu 2023La Gazzetta dello Sport

Rassegna stampa La scuola dei campioni, il legame con Ducati, metodo e qualità. Così Prima Pramac sogna con Martin

Dopo il trionfo al Sachsenring il team satellite punta al titolo a squadre e continua a sfornare talenti

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Prima Pramac. Se mai è esistito un connubio team-sponsor efficace, diventa difficile immaginarne uno migliore di quello della scuderia di Paolo Campinoti, che nel weekend del Sachsenring ha sbancato il MotoGP. Le vittorie di Jorge Martin nella Sprint e nel GP, il 3° posto domenica di Johann Zarco e, ciliegina sulla torta, l'allungo in vetta nel Mondiale a squadre. Ma volendo allargare lo sguardo a un passato di assoluta qualità, ecco il doppio 2° posto di Francesco Bagnaia e il 3° nella Sprint di Jack Miller, due che per arrivare alla Ducati ufficiale, si sono fatti le ossa nel team toscano. Così come, prima di loro, Andrea Iannone e Danilo Petrucci. Sulla carta, a livello teorico, la Pramac è lo Junior team Ducati, chiamato a svezzare e far crescere i piloti per prepararli a un futuro da ufficiali, e a contribuire allo sviluppo della Desmosedici. Ma la realtà di un sodalizio che dura da 19 anni, è molto più profonda. «Il rapporto è così consolidato che per me è difficile immaginare un futuro lontano dalla Ducati, e credo che lo stesso valga per loro» racconta Campinoti, il team principal che da abile, e amabile, businessman, in questi anni ha saputo coniugare alta professionalità e divertimento, facendo diventare la sua creatura una delle squadre più amate. Perché, se in pista si va veloce e - ancor più quest'anno - le soddisfazioni sono tante. Chiunque frequenti il paddock conosce le cene in hospitality, con Zarco che, ancor prima di diventare uno di famiglia, veniva a esibirsi al piano cantando Jacques Brel, o i karaoke che tenevano tutti svegli come una notte al Mugello. Quando poi Stefano Domenicali, il gran capo della Formula 1 va a vedere la MotoGP, è in Pramac che fa base, per un'amicizia con Campinoti talmente profonda da avere applicato il logo F1 sul codino delle sue Desmosedici.

Dodici podi Che in questa stagione, poi, le Pramac - come tutte le altre Ducati, del resto - viaggino alla velocità di Max Verstappen e della sua Red Bull, è un dato di fatto: nei 7 weekend disputati, 14 gare, Martin e Zarco sono saliti 12 volte sul podio, con tre doppi podi nelle ultime tre gare come mai nella storia Pramac. E, soprattutto, dopo un digiuno di quasi due anni, vincendo domenica quella battaglia intensa con Bagnaia, Martin ha confermato di essere un pilota straordinario che, ora che ha la situazione sotto controllo, può puntare al massimo. «Jorge è un ragazzo d'oro, un talento indiscusso - lo coccola Campinoti -. Il primo anno l'infortunio di Portimao ha pregiudicato la stagione, lo scorso ha sofferto una moto complicata, ma oggi che tutto si è allineato, con una squadra che lo sostiene, una moto perfetta e la sua maturazione, i risultati parlano. Non dico fosse scontato, però me lo aspettavo. Anche perché, ha l'extra motivazione di non essere stato preso per il team ufficiale».

Bravo Gino Buona parte del merito di questa continuità di risultati va anche ascritta a Gino Borsoi, il team manager subentrato a Claudio Calabresi che aveva guidato la squadra nel 2022, all'indomani dell'addio di Francesco Guidotti. «Gino ha portato metodo e serenità dopo un anno di transizione» riconosce Campinoti parlando dell'ex pilota della 125 che in questi anni ha "imparato" vincendo tutto in Moto2 e Moto3 con la struttura di Aspar Martinez. «A dirlo oggi con questi risultati è facile dirlo - sorride Borsoi -, ma arrivare in questa squadra non è stato assolutamente difficile. La fase invernale è stata la più complicata, ho fatto qualche cambio, soprattutto, ho cercato di far capire l'importanza del crederci sempre, mettendo i piloti nella condizione ideale per esprimere il loro potenziale». E così, nel box di Zarco ecco arrivare Massimo Branchini, il tecnico con cui ha vinto i due Mondiali Moto2. «Con Johann abbiamo parlato tanto, e ora il lavoro inizia a funzionare. Il vero Zarco non lo abbiamo ancora visto, ma sta arrivando».Come il Leicester La Germania per Borsoi ha rappresentato non solo la prima vittoria in MotoGP, ma anche un dolcissimo tuffo nel passato: Campinoti lo ha mandato sul podio dove, oltre ai suoi piloti, Gino ha ritrovato Bagnaia, l'ex ragazzino "salvato" nel 2015, quando dopo un anno difficilissimo in VR46, lo aveva accolto in Mahindra. «Pecco è un altro fenomeno, gli voglio bene in modo speciale, in Moto3 abbiamo vissuto momenti fantastici. Questo podio con loro tre non lo dimenticherò mai». Bagnaia e Martin sono anche i due in testa al Mondiale. E, considerato il rapporto strettissimo con la Ducati, che non solo "usa" la Pramac per sviluppare la moto, ma fornisce due GP23 uguali a quelle di Pecco ed Enea Bastianini, la domanda sorge spontanea: possono Martin e un team satellite lottare per il titolo piloti? «Io non ci sto proprio pensando - conclude Borsoi -. Ma considerando l'aiuto di Ducati, la moto che va e il pilota pure, un team satellite come il nostro può provarci». Campinoti frena ma non troppo, «i numeri dicono di sì, ma è esagerato pensarlo. Favole come quella del Leicester (ex campione d'Inghilterra; ndr. ), però, a volte diventano realtà». Così, in una stagione monopolizzata dalla Rossa, che ha vinto 11 delle 14 gare corse, Campinoti annusa il titolo a squadre e la Pramac si presenta ad Assen con 36 punti sulla VR46 e 67 sulla Ducati. «Due piloti forti come i nostri non li hanno in tanti. C'è la Ducati ufficiale, che ha recuperato Bastianini, ma non vedo altri team al nostro livello. Quindi...».